Farmaci Contraffatti: Una Piaga Africana

Ogni anno, circa 800.000 persone muoiono nel mondo per aver utilizzato farmaci contraffatti. Molte di queste vittime sono Africani. A causa di governi corrotti, un tessuto sociale instabile e una povertà dilagante, queste persone sono sempre più frequentemente preda di questo mercato. Purtroppo, il fenomeno è sempre più in espansione a causa di una debole volontà politica e di forti interessi contrastanti

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by Pietro Dionisio

Degree in Political Science, International Relations

Cesare Alfieri School, University of Florence, Italy

FARMACI CONTRAFFATTI: UNA PIAGA AFRICANA

 

Sono molti i problemi che affliggono il continente Africano. Fra questi possiamo annoverare quello dei farmaci contraffatti.

Seguendo la definizione che ne da l’OMS, possiamo affermare che un medicinale falso è quello “la cui identità e/o origine, fraudolentemente e deliberatamente, è dichiarata in modo erroneo. La contraffazione può essere applicata sia a prodotti di marca, sia a quelli generici. In aggiunta, sono da considerarsi medicinali falsi quelli i cui principi attivi sono sbagliati, completamente assenti o in quantità non sufficiente. A questi vanno sommati i farmaci il cui imballaggio è falso”.

Questo fenomeno è in forte espansione nel continente e i principali paesi che esportano tali prodotti sono Cina ed India. Si ritiene che solo nel 2009, 45 milioni di farmaci antimalarici ( pari ad un valore di $438 milioni) siano stati commercializzati da questi due Paesi verso l’Africa dell’Ovest. Ma il problema è ingigantito anche dal fatto che gli stessi Africani producono farmaci di nulla o bassa qualità. Non è difficile trovare venditori abusivi che agli angoli delle strade vendono farmaci contraffatti a basso costo, attirando così i più poveri. Se a questo aggiungiamo una corruzione elevata e conflitti d’interesse nelle alte sfere governative, ecco che il problema può solo assumere dimensioni macroscopiche.

Tale stato di cose potrebbe essere in parte ridotto se fosse applicata concretamente una efficiente normativa e una susseguente sua implementazione, se la legislazione attuale non presentasse dei punti deboli e se le sanzioni e le pene applicate fossero più incisive così da costituire un deterrente.

Lev Tolstoj affermava che “il denaro è la schiavitù moderna”. Tale affermazione non può che essere adeguata al contesto qui trattato. Infatti, la situazione attuale evidenzia che il giro di soldi intorno a tale mercato rende ogni azione finalizzata a contrastarlo sostanzialmente poco utile. Ne sono dimostrazione di questo le stime per il futuro che parlano di un aumento previsto della produzione di medicinali falsi pari al  20%.

Tali prodotti, spesso, contengono mercurio, alluminio, piombo, uranio, arsenico, cadmio, selenio e cromo. Queste sostanze, oltre a causare seri problemi per la salute dei pazienti (ogni anno circa 800.000 persone, molte delle quali in Africa, muoiono a causa di medicine contraffatte), possono anche indurre il formarsi di fenomeni di resistenza data l’assenza del giusto principio attivo nel farmaco.

Le dimensioni del problema sono tali da richiedere una sua risoluzione quanto mai rapida. Come già accennato poco prima, la questione è estremamente critica, e dati gli interessi che ruotano attorno a questo tipo di mercato diventa difficile ipotizzarne un completo epilogo. Sicuramente, una campagna educativa sui danni che tali farmaci possono causare, mirata non solo ai pazienti, ma anche agli organi governativi e agli stessi venditori abusivi, potrebbe quantomeno ridurre le proporzioni di tale fenomeno. Conviene ribadire come una classe governativa più conscia degli effetti negativi di tali “medicine” potrebbe portare avanti un processo legislativo atto a rallentare l’espandersi di queste produzioni così come  la certezza di incorrere in pene adeguate alla colpa potrebbe essere un ulteriore strumento utile a tale scopo.

In assoluto, sia il mezzo legislativo che quello educativo possono essere degli ottimi metodi per raggiungere l’obbiettivo. A questi, sicuramente, è da aggiungere lo strumento tecnologico. Siamo nell’era del 2.0 applicato anche al settore sanitario.

A tale riguardo, è di notevole interesse la notizia secondo la quale un imprenditore del Ghana ha inventato una applicazione per cellulare la cui funzione è quella di individuare farmaci contraffatti. La compagnia che gestisce tale applicazione è la MPedigree. Quest’ultima vende i software che i produttori utilizzano per etichettare le singole confezioni di farmaci con un codice casuale composto da 12 cifre nascosto sotto un riquadro da grattare sulla confezione. Quando una persona acquista il medicinale, può digitare tale codice a MPedigree gratuitamente, così da ottenere in tempi molto brevi una risposta contenente l’informazione relativa all’autenticità del farmaco.

Ogni questione, sia a livello nazionale che internazionale, per potere progredire e migliorare necessita del sostegno di una volontà politica forte e determinata. Nel momento in cui tale volontà , o è assente, o non è sufficientemente forte, ogni risultato raggiungibile diventa irraggiungibile. Questo è quanto stiamo toccando con mano in ambito di lotta ai farmaci contraffatti.

Le grandi industrie farmaceutiche potrebbero, forse, ridurre i loro i prezzi agevolando l’acquisto di medicine anche per i più poveri? Un dibattito questo notoriamente discusso e trattato da lungo tempo ma che, davvero, potrebbe rappresentare un primo, vero traguardo!